Nato da un testo per licei scritto da Enrico Fermi nel 1929, l’Amaldi nasce nel 1947 dalla collaborazione di Edoardo e della moglie Ginestra, astronoma. Oggi firmato dal fisico Ugo, loro figlio, il testo ha insegnato Fisica a più di due milioni di allievi.

Pubblicato per la prima volta il 19 febbraio 2020 sul Corriere dell’Italianità

Senza fretta; senza sosta
Johann Wolfgang Goethe

Ottimismo, spirito europeista, lungimiranza: questi i tratti fondamentali di Edoardo Amaldi nella presentazione di Adele La Rana, storica della Fisica e sceneggiatrice del documentario La Scelta, a lui dedicato e nato tra gli scaffali dell’Archivio Amaldi dell’Università La Sapienza di Roma – con i suoi settecento faldoni, uno dei più importanti archivi personali di scienziati in Italia.

Grazie anche al supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo, che ha reso possibile l’evento, la sala dell’ETH di Zurigo che ne ospita la proiezione il 13 febbraio è gremita; tuttavia il numero di presenze rimane sorprendente per una proiezione il cui soggetto potrebbe essere erroneamente considerato “di nicchia”, rivolto a un pubblico esperto. La vita di Edoardo Amaldi narra della sua grandezza come studioso, come politico della Scienza, come pioniere e promotore della ricerca; il rischio è quello di non dare un nome, nel quadro complessivo, a due componenti chiave del processo storico alla cui scrittura il suo lavoro ha contribuito: etica e responsabilità civile. Per queste soltanto, la sala dovrebbe straripare, il documentario dovrebbe essere programmato in televisione, la proiezione portata nelle scuole.

Ci interrogavamo, il pubblico insieme al figlio, Ugo Amaldi, al telefono con noi in videoconferenza, su come gettare i semi per futuri Edoardo Amaldi; perché se è vero che il suo ruolo è stato cruciale per il progresso della Fisica, non soltanto come disciplina, ma anche come tessuto per la cooperazione internazionale, è impossibile non chiedersi cosa avrebbe potuto essere il dopoguerra italiano ed europeo senza il faro della sua etica.

Il dizionario riconduce l’etica all’identificazione del bene e ai mezzi atti a conseguirlo; etica evoca quindi crisi, dal greco κρίσις, scelta, decisione. Non vi è perseguimento del bene senza avere prima percepito un bisogno di decidere, una necessità etica, quindi, di azione. Il titolo del documentario, un riferimento alla decisione di Edoardo Amaldi di tornare in Italia dopo la visita a Enrico Fermi, mentore, amico ed ex collega, all’Università di Chicago nel 1946, dove Enrico Fermi, professore, avrebbe voluto portare il talento e la competenza di Edoardo Amaldi, è molto più di un riferimento biografico: è un omaggio all’uomo.

Edoardo Amaldi pesò il potenziale relativo del proprio contributo al futuro del fiorente laboratorio dell’università di Chicago e a quello del proprio Paese e di tutti i suoi ragazzi, che “mi sembra un poco un peccato lasciare”, come lui stesso scrisse in una lettera a Enrico Fermi nel dicembre del 1945. Nell’attuale contesto, in cui patria e responsabilità civile vengono costrette, da interessi particolari e disonesti, a combattere su fronti contrapposti, il modello di comportamento di Edoardo Amaldi è un sole.

Attore fondamentale nella rinascita della ricerca scientifica nell’Italia del secondo dopoguerra, convinto sostenitore del progresso della Scienza al riparo da ingerenze militari, forte promotore del disarmo e dell’uso dell’energia nucleare per il bene comune, Edoardo Amaldi è più spesso ricordato tra i padri fondatori del CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, nato in forma provvisoria nel 1952 e ratificato nel 1954 dai dodici Stati membri) e tra i principali ispiratori dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea, fondata nel 1975), e da chi meglio conosce la sua storia, come “cacciatore di onde gravitazionali”.

“Tenere alta la greppia per i cavalli da corsa”, come Edoardo Amaldi voleva nella stesura dei libri di Fisica per i liceali, ma anche “spezzare il pane della Scienza per tutti”, come invece Ginestra, moglie e collega, insisteva, è il matrimonio essenziale che trapela nella generosa testimonianza personale di Ugo Amaldi, al termine della proiezione. A ricordare non solo l’importanza dell’ambiziosa mediazione tra estremi, ma anche l’importanza di seminare, con appassionata coerenza, per frutti che altri coglieranno. In virtù della sola consapevolezza che così è bene. Senza fretta; senza sosta.