Arrivi via mare in Grecia, dati 2019 e 2020 a confronto (fonte UNHCR, relazione 15-21giugno 2020)

Noi non facciamo la cronaca, dottor Pereira,
è questo che mi piacerebbe che lei capisse,
noi viviamo la Storia.
Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira

Anch’io forse non sono felice per quello che succede in Portogallo, ammise Pereira.
[..] E allora faccia qualcosa. [..] lei è un intellettuale, dica quello che sta succedendo in Europa, esprima il suo libero
pensiero, insomma faccia qualcosa.

È un’influenza a portarmi in un campo di trafficanti in Turchia. Il gruppo dei volontari di Chios mi
ha chiesto di rimanere nella mia stanza: siamo in pochi, non possiamo permetterci dei malati. Mi ha visitata
una dottoressa iraniana che viaggia con il marito, anche lui medico: siamo una buona squadra, mi dice.
La febbre passa giusto in tempo per permettermi di andare con loro a Çeşme, in Turchia. I due
medici resteranno; io tornerò a Chios alla fine della giornata.
A Çeşme, tutti sanno dov’è il campo dei trafficanti: le persone del luogo, le autorità. Quindi anche
l’Europa. Combattere i trafficanti significa impedire le partenze e costa meno dei muri di confine,
dei centri di accoglienza, delle dighe galleggianti; però è meno redditizio, e le proiezioni di settore
dell’industria della sicurezza (che promettono un incremento di fatturato del 100% tra il 2019 e il
2024) hanno bisogno di creare un’esigenza che giustifichi la domanda. Il consenso dei cittadini che
finanzieranno la spesa a discapito di investimenti alternativi è costruito su un’infrastruttura
adeguata a supportarne immagine e credibilità (“ Dalla ricerca alla sicurezza dell’Unione – Le sfide
della sicurezza in un mondo che cambia”, Commissione Europea).

Ma in che mondo vivi, tu che lavori in un giornale?, senti Pereira, vai un po’ a informarti.
[..] Si chiese: in che mondo vivo? E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come fosse già morto.
È il dicembre del 2015. Poco meno di un mese fa ero arrivata in Grecia con l’obiettivo di capire
meglio “la più grave crisi dei rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale”.
A Çeşme, io e i due medici siamo accolti da un gruppo di persone del luogo. A un minuscolo
tavolino fuori da una porta priva di insegna ci viene servito tè caldo zuccherato in bicchierini di
vetro marrone decorato: un piccolo commerciante ha convertito temporaneamente il proprio
retrobottega in un magazzino, accessibile ai volontari, che ospita ceste di vestiti donati dalla
comunità locale e destinati alle persone in transito.
In questo mio viaggio, mi innamoro di quell’usanza misteriosa in grado di far apparire tè caldo
zuccherato in qualsiasi luogo e sempre sufficiente per tutti gli estranei, accolti come ospiti d’onore.
Mi innamoro anche delle persone che hanno temporaneamente interrotto la propria vita normale
per una onesta rielezione di priorità, per fare spazio alla Storia: vedono lo straordinario negli eventi,
non nelle proprie scelte.

Il paese taceva [..] e intanto la gente moriva e la polizia la faceva da padrona. Pereira cominciò a sudare, perché
pensò di nuovo alla morte. E pensò: questa città puzza di morte, tutta l’Europa puzza di morte.
Il campo dei trafficanti è un villaggio turistico costruito a metà e abbandonato, senza acqua

corrente né elettricità. I trafficanti vengono prevalentemente di notte e tollerano la presenza dei
volontari di giorno. Riconosco un trafficante di passaggio mentre lascio il campo – vestiti troppo
puliti, occhiali da sole a specchio, un po’ Pulp Fiction.
Sul sentiero, incrocio una donna e un giovane circa ventenne, madre e figlio. La madre mi chiede
dove trovare un ospedale, o un taxi. Il centro abitato è lontano, il sole torrido; il luogo in cui ci
troviamo, un campo senza indirizzo. I trafficanti le avevano promesso assistenza medica per il
figlio, che soffre di insufficienza renale e da dieci giorni non riceve il trattamento di dialisi. La
madre piange e pensa alla morte.

Annunciata in gennaio, il 6 luglio 2020 una diga galleggiante della lunghezza di 2,7km verrà installata al largo
dell’isola di Lesvos per impedire l’arrivo di barche dalla Turchia.
La grave situazione dell’accoglienza in Grecia non è dovuta ai nuovi arrivi (che ammontano al 10% dello scorso
anno per lo stesso periodo e a meno dell’1% rispetto al 2015, dati UNHCR), ma alla mancata gestione europea
degli arrivi degli anni precedenti (40.000 persone in strutture di accoglienza la cui capacità massima è 6.000). Non
esiste dunque alcuna giustificazione all’investimento, che andrebbe interpretato alla luce degli interessi politici ed
economici degli attori coinvolti.
Il respingimento collettivo di richiedenti asilo è in aperta violazione della legge internazionale.
L’Europa, che ha trattato per anni la Grecia come il proprio ghetto, ora ne loda l’efficace difesa dei propri confini.
Dov’è il giornalismo?

  • I brani in corsivo sono tratti dall’opera Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, Feltrinelli.
    Ambientata nell’agosto del 1938, l’opera racconta l’evoluzione di un’anima e un’Europa in rima
    con il presente.