Rendi la vita intollerabile, e probabile la morte.
Apri una via di fuga o offri una ricompensa a coloro che se ne vanno o si arrendono.
Lascia che le persone se ne vadano, goccia a goccia.
Uccidi chiunque rimanga.
Ripeti fino a quando il paesaggio urbano, deserto, non sarà tuo.
Anne Barnard e Somini Sengupta, The New York Times, 25 settembre 2016
Grecia, 2017.
Ci sono famiglie che hanno intrapreso il proprio viaggio unite. Nelle difficoltà, la loro resistenza in
un quotidiano spezzato trova la principale fonte di ossigeno nel loro stare insieme.
Ci sono donne che cercano di ricongiungersi con i propri mariti. Gli uomini hanno spesso
preceduto le proprie famiglie perché il viaggio, prima di essere pericoloso, è illegale e pertanto
costoso. La loro capacità di resistenza alle sfide della separazione forzata si basa sulla fede che un
giorno saranno di nuovo insieme.
E poi ci sono coloro che sono soli. Ma lo sono davvero? Per ogni persona che fugge, esiste una
famiglia invisibile che non lo ha fatto. Genitori e nonni anziani, sorelle, fratelli. In un Paese in
guerra, la ricerca della sopravvivenza quotidiana ha un compagno beffardo: il costo di svegliarsi
vivo ogni giorno. Il denaro non può fluire dove il sistema è rotto e il prezzo del cibo è proibitivo,
se disponibile. La tua unica speranza sono i tuoi parenti più fortunati all’estero. Più fortunati. C’è chi
invia a casa tutta l’indennità mensile ricevuta dai Paesi ospitanti. (A casa.) Ci sono coloro che sono
consumati dalla colpa di non avere niente da inviare. E c’è chi sceglie di tornare indietro, perché di
fronte all’esistenza nuda, abbracciare la morte certa ha il gusto perduto della libertà e della dignità.
Nessuna struttura morale comune, sia essa utilitaristica, libertaria, egualitaria, rawlsiana, cristiana o qualsiasi
altra prospettiva ben sviluppata, considera le persone provenienti da terre straniere come meno autorizzate a esercitare
i propri diritti – o intrinsecamente dotate di minore valore morale – rispetto alle persone che abbiano avuto la
fortuna di nascere nel posto giusto al momento giusto.
Il Nazionalismo, certo, sconta i diritti, gli interessi e il valore morale dell’Altro, ma questa disposizione è
incompatibile con i nostri insegnamenti e credenze morali fondamentali.
Alex Tabarrok, The Atlantic, 10 ottobre 2015